martedì 4 marzo 2008

Il male come morte della passione ( S. Caruso )

"..vedo il Male come l'incontenibile brama di distruggere chiunque revochi in dubbio- con la sua intelligenza o con la sua semplice esistenza - certezze di cui un soggetto ritenga non poter fare a meno.
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Questo dunque fa il Male: non è solo che abbia un nemico, è che lo idealizza! Fa di esso un anti-mito, un antagonista mitico, e fa della sua riduzione a nulla la condizione di sopravvivenza del proprio mito. Così facendo, l'officiante del Male riesce a idealizzare se stesso; può vivere la propria distruttività come un épos, come un'impresa di proporzioni mitologiche, e trovare in ciò una giustificazione narcistica di qualunque cattiveria. Ciò che succede nel campo storico-politico, coinvolgendo comunità intere, non è solo un “mentirsi”, ma un “mentirsi alla grande”
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A scanso di equivoci non voglio dire - è chiaro - che sempre il vecchio sia male e il nuovo bene. L'origine del Male, quello con la maiuscola, non sta certo nella consapevole fedeltà alle situazioni, alle idee, ai valori del passato; sta invece - a livello psicologico - nel rifiuto a priori di ogni novità, nel non volerne sapere, nella ricerca di una vita assolutamente prevedibile. Chi fa così, chi rifiuta l'esplorazione stessa, vedrà in ogni esploratore un nemico mortale da distruggere.
Paradossalmente, la realtà del Male nasce dalla fantasia onnipotente di eliminare radicalmente dalla vita e dalla storia ogni possibilità di qualunque male. Per volere uccidere tutti i diavoli - se possibile da piccini, prima che crescano - finiamo col diventare il Diavolo noi stessi!"
Sergio Caruso :"Il male come morte della passione. Considerazioni psicoanalitiche sull'aggressività distruttiva"

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