martedì 24 luglio 2007

La meta

Sei arrivato,
finalmente,
dopo il lungo viaggio.
Ci sei!
Non devi fare più niente:
puoi ora assaporare
la soddisfazione
di essere arrivato.

Ma neanche questo
è più importante:
ora sei
finalmente
a casa.

L'impazienza

L'impazienza
con scatto agitato
già si è spostata
nel futuro.

La consapevolezza
ora vede
il suo slancio inconsulto
ed ecco, sorride.

domenica 22 luglio 2007

Appunti sulla Terza Dimensione

1 Per ogni cosa c’è il suo momento, il suo tempo per ogni faccenda sotto il cielo.
2 C’è un tempo per nascere e un tempo per morire, un tempo per piantare e un tempo per sradicare le piante.
3 Un tempo per uccidere e un tempo per guarire, un tempo per demolire e un tempo per costruire.
4 Un tempo per piangere e un tempo per ridere, un tempo per gemere e un tempo per ballare.
5 Un tempo per gettare sassi e un tempo per raccoglierli, un tempo per abbracciare e un tempo per astenersi dagli abbracci.
6 Un tempo per cercare e un tempo per perdere, un tempo per serbare e un tempo per buttar via.
7 Un tempo per stracciare e un tempo per cucire, un tempo per tacere e un tempo per parlare.
8 Un tempo per amare e un tempo per odiare, un tempo per la guerra e un tempo per la pace.
9 Che vantaggio ha chi si dà da fare con fatica?
Ecclesiaste

“Spesso ci accorgiamo di vivere con maggiore intensità quando la nostra normale percezione del tempo viene sconvolta e diamo più valore alla qualità che alla quantità del tempo impiegato in un'attività.”
J. Blacking: Come è musicale l'uomo?, Ricordi, Milano 1986, p. 70

"Tutto potrebbe esser noto e palese
se il tempo scomparisse "

W.B. Yeats


La terza dimensione non è il giorno di festa, non è la vacanza dal lavoro, non è esodo o alternativa critica.
Il carattere unidimensionale della società economica-tecnologica-consumistica già prevede e riassorbe in modo funzionale le proprie crepe.

La terza dimensione è anzitutto modo di vita, prospettiva esistenziale che si staglia, qui ed ora, solo quando si è fuori dal piano unidimensionale.

Per chi può dire “Ho dato!”, avendo compiuto il processo di crescita che pone fine “al bisogno economico di soluzione dei problemi”, si apre quel passaggio di crisi/crescita che cambia la Gestalt percettiva portando sullo sfondo ciò che prima aveva priorità dominante e consente di ritrovarsi, come Alice oltre lo specchio, entro un’altra dimensione.

I contorni di questa nuova dimensione sono percepibili nella ristrutturazione del tempo, del senso, della consapevolezza.

Il tempo lineare della dimensione unica, così finalizzato dalla prospettiva sociale, torna ad essere rimodellato in onde circolari, proprie del ciclo vitale.
Un tempo esteso, qualitativo, molto più ampio, rallentato, intenso, in quanto privo dell’accelerazione tipica del finalismo.
Paradossalmente l’esaltazione della qualità, rispetto al dominio quantitativo dell’orologio, porta di fatto ad un incremento enorme del vissuto temporale: solo ora sorge vera ricchezza di tempo e di esperienze.

Il senso, non più inteso come “fine e direzione di marcia” , diviene ora sensorialità, ascolto attivo, significato.
Il senso non è gia dato e da raggiungere: è qui, da osservare, scoprire, disegnare.

Consapevolezza è sospensione dell’io, è percepire qualcosa, oltre la trama finalistica, che prima non veniva percepito,.
Quando lo spazio mentale ed esistenziale è veramente libero è possibile scoprire quella dimensione in cui l’osservazione non coglie solo il contenuto, ma anche il processo che dà forma.
Consapevolezza è sentire di sentire : un sentire più ampio…


Soltanto chi lascia il labirinto può essere felice, soltanto chi è felice può uscirne.
M. Ende

venerdì 20 luglio 2007

Illuminazione

Quando cominci
a ridere di testa
cerchi di prender una distanza



Eh, eh, eh, eh, eh


Quando cominci
a ridere di gola
prepari corda per l'impiccato




Uh, uh, uh, uh,uh


Quando cominci
a ridere di cuore
ti si apre la strada



Oh, oh, oh, oh,oh


Ma quando cominci a
ridere di pancia
ti viene da ridere:
"il riso abbonda sulla bocca
degli stolti illuminati"


.
Aum, Aum, ah, ah, ah, ah

.
.
.
.


.

Ah, ah, ah, Aum, Aum..

giovedì 19 luglio 2007

L'albero avvelenato ( W.Blake)

The poison tree
I was angry with my friend:
I told my wrath,my wrath did end.
I was angry with my foe:
I told it not, my wrath did grow.
And I water'd it in fears,

Night and morning with my tears;
And I sunnèd it with smiles,
And with soft deceitful wiles.
And it grew both day and night,

Till it bore an apple bright;
And my foe beheld it shine,
And he knew that it was mine,
And into my garden stole

When the night had veil'd the pole:
In the morning glad I see
My foe outstretch'd beneath the tree.


L'albero avvelenato

Ero adirato col mio amico,
dissi la mia ira, la mia ira finì;
ero adirato col mio nemico,
non la dissi, la mia ira crebbe.

E l'ho bagnata di timori,
notte e giorno con le mie lacrime,
e le ho dato il sole di sorrisi
e dolci ingannevoli astuzie.

Ed è cresciuta sia di giorno che di notte,
finchè ha partorito una mela splendente;
ed il mio nemico la vide risplendere,
e seppe che era mia.

E penetrò nel mio giardino
quando la notte aveva velato il cielo;
e alla mattina lieto vidi
il mio nemico steso morto sotto l'albero.
William Blake

domenica 15 luglio 2007

Ambiente naturale - Ambiente perverso

Nel saggio “Verso un Ecologia della Comunicazione -Discorsi Viventi e Discorsi Morenti in ‘Psicoterapia “ Vincent Kenny, Direttore dell’Istituto di Psicologia Costruttivista di Dublino, cerca di individuare le caratteristiche salienti del “Discorso morente”, opposto al “Discorso vivente”.
Questo notevole saggio, collegato ad un altro già evidenziato in un precedente post : “Le due psicologie della comprensione e della manipolazione , mette in luce tre parole-chiave che soprattutto costituiscono il “Discorso morente” :
Potere, Controllo , Manipolazione.
-Come comprendere la valenza negativa/malefica per la vita di questi tre termini, che, usati in contesti specifici, denotano, invece, valori positivi di abilità e competenza?
Non è facile trovare risposta se ci si pone con ottica analitica: Infatti è proprio il carattere pervasivo e totalizzante, fino a costituire una sorta di dominio unico, che rende il senso negativo del “Discorso”.
Può essere utile, a questo proposito, far riferimento al concetto di “perversione” e poter così parlare di “Ambiente perverso” , un ‘ambiente’ che accomuna fenomeni anche molto diversi e analizzabili tanto sul piano psicologico, quanto sul piano sociale, definiti con diverse etichettature, ma che riconducono ad una comune radice di fondo : lo stravolgimento della relazione e della natura umana della persona .
Mentre l’ambiente naturale favorisce la vita dell’individuo come sviluppo e crescita, possiamo definire “ambiente perverso” quell’insieme di relazioni che tendono a bloccare lo sviluppo e stravolgere la crescita dell’individuo con un fine imposto.
Pensare lo sviluppo umano secondo lo schema a 4 stadi (1.Fusione- 2.Distacco -3.Affermazione -4. Condivisione) risulta utile per meglio comprendere i disturbi relazionali.
Nello schema, la domanda sul perchè non si realizzi il quarto stadio della Condivisione, porta subito a spostare la lente dell’attenzione sullo stadio precedente dell’Affermazione di identità dell’io.

-Cosa accade se l’ambiente relazionale impedisce, in modo brutale o sottilmente subdolo, poco importa, ma rigidamente impedisce l’affermazione dell’io riassumibile nell’espressione verbale “E’ questo che sento e voglio!” ?
Alla creatura, in ultima analisi, resterà, alla fine, questa sola possibilità di realizzare se stessa in questo stadio:
“Non voglio che tu vuoi che io voglio!”
Chiaramente questa non è ancora una formulazione verbale in quanto il processo di mentalizzazione non è ancora formato.
Nella crisi adolescenziali di affermazione d’identità, invece, le espressioni cruciali sono proprio quelle:
“Non rompermi l’anima!” ; “Lasciami stare;io non sono te” o altre espressioni più colorite e triviali che fanno riferimento ad altri ‘attributi’ del corpo e che comunque sempre conservano quel riferimento alla rottura profonda…
Ma nell’adolescenza c’è già io e mentalizzazione della dinamica in atto.
Nello stadio 3, invece, tutto il processo è ancora fluido, pre-riflessivo.
Pertanto la frase :”Non voglio che tu vuoi che io voglio!” può essere utile solamente perchè chiarisce bene come l’originaria spinta pulsionale affermativa “Voglio”, si trasformi, nell’ambiente pervasivamente rigido e costrittivo, in spinta negativa/distruttiva “Non voglio”.
Il “questo”, nella dinamica analizzata, è scomparso: si configura invece come un buco nero, attrattore di un bisogno continuo e insaziabile perchè non identificabile.
La figura di riferimento,”tu vuoi che io voglio”, risulta invariabilmente ostile, malefica: se buona è comunque fagocitante, divoratrice, e se cattiva è distruttiva, dilaniante.
La creatura che si trova in questo vissuto, vive e agisce (reagisce) la relazione entro un dominio che è caratterizzato da Potere, Controllo , Manipolazione.
In questo dominio non c’è spazio per sedimentazione di vissuti emotivi, in altre parole non c’è esperienza di sentimento, non c’è empatia, non c’è identità piena nè dell’io nè dell’altro ( entrambi ridotti a fantasmi, maschere), non c’è possibilità alcuna di condivisione.

Pertanto modalità di rapporto/comunicazione disturbati/perversi quali:
Splitting di giudizi fantasmatici in Bianco-Nero
Acting aut e movimento rigido e incolsuto
Confusione ideativa fatta di fotogrammi staccati e senza contesto
Ambiguità, Maschera, Recitazione drammatica
Menzogna , Omissione, Inganno
Colpevolizzazione, Rimuginio, Recriminazione
Impulsività, Competizione, Disprezzo
Negazione, Rabbia, Risentimento

risultano essere la risposta allo schema dato e allo stesso tempo riproposizione del medesimo schema: pretesa assurda di affermazione come controllo della relazione e rivincita/risarcimento di un torto subito.
Lo schema è più facilmente colto se inquadrato entro la categoria di “perversione” piuttosto che entro quella di “borderline” o “narcisismo patologico”.
Infatti, uscendo fuori dalla complessa letteratura clinica e dalla relativa cornice di etichettatura psichiatrica, è più facile scorgere, nel sociale, quegli ambienti che, costruiti sulla stessa dinamica di base di disconoscimento/perversione della creatura (a fini economici, a fini di potere, a fini di plagio settario, etc.) riproducono su individui già formati linguaggi e dinamiche molto simili a quelle qui individuate.

L’essenza della perversione,”Voglio che tu vuoi!”, si caratterizza dunque come fenomeno di “controllo della volontà dell’altro attuato tramite manipolazioni di svuotamento dell’anima”.
La perversione può, pertanto, essere vista come uno stravolgimento brutale (è qui la hubris della volontà) della naturale crescita/creatività ed al tempo stesso (proprio per questo), come un maleficio che tende a perpetuarsi e riprodursi in forma quasi virale.
Lo svuotamento dell’anima ( o disumanizzazione dell’altro) è connesso con la volontà di base che va a colpire non un aspetto particolare della persona, ma quella radice di senso e gusto che forma la volontà, l'io , la relazione.

La categoria di perversione risulta utile sia perchè ancora facilmente percepibile dal senso comune, ma anche perchè permette di accomunare, indagare e combattere tutta una serie di fenomeni sociali “perversi”: mobbing; stalking; abuso ; violenza; molestie morali; bullismo; plagio; ed altre forme di vessazione, sopraffazione, corruzione del mondo ‘economico’, ancora senza etichetta, ma ugualmente sentite come ‘perverse’.

Marie-france Hirigoyen, nel suo libro “Molestie morali. La violenza perversa nella famiglia e nel lavoro” (Einaudi, 2000), così conclude il suo lavoro:
“La corruzione è diventata moneta corrente. Ora, bastano uno o più individui perversi all’interno di un gruppo, di un’azienda o di un governo perchè tutto quanto il sistema diventi perverso. Se non viene denunciato, tale perversione si diffonde in modo sotterraneo con l’intimidazione,la paura, la manipolazione. Infatti per incatenare psicologicamente qualcuno, basta trascinarlo a dire bugie o ad accettare compromessi che lo renderanno complice del processo perverso. La mafia e i regimi totalitari funzionano proprio così. Nelle famiglie, nelle aziende o negli stati, i perversi narcisisti si sforzano di ascrivere ad altri il disastro di cui sono all’origine, per atteggiarsi a salvatori e prendere così il potere. Per mantenerlo è sufficiente, in seguito, non farsi scrupoli. La storia ci ha insegnato che che ci sono uomini che rifiutano di riconoscere i propri errori, non si assumono le responsabilità, manovrano la falsificazione e manipolano la realtà per cancellare le tracce dei misfatti che hanno compiuto.Al di là della questione individuale della molestia morale, si pongono questioni più generali.
Come ristabilire il rispetto degli individui?
Quali confini fissare alla nostra tolleranza?”

cit pag 218

Entrambe le domande contengono un richiamo al limite.

lunedì 9 luglio 2007

Il vecchio e il bambino (Guccini)




http://youtube.com/watch?v=vrNe06xWbic


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Un vecchio e un bambino si presero per mano
e andarono insieme incontro alla sera.
La polvere rossa si alzava lontonano
e il sole brillava di luce non vera.
L'immensa pianura sembrava arrivare
fin dove l'occhio di un uomo poteva guardare
e tutto d'intorno non c'era nessuno
solo il tetro contorno di torri di fumo.

I due camminavano, il giorno cadeva,
il vecchio parlava e piano piangeva.
Con l'anima assente, con gli occhi bagnati
seguiva il ricordo di miti passati.
I vecchi subiscono le ingiurie degli anni
non sanno distingure il vero dai sogni
i vecchi non sanno, nel loro pensiero
distinguer nei sogni il falso dal vero.

E il vecchio diceva, guardando lontano:
-Immagina questo coperto di grano,
immagina i frutti, immagina i fiori
e pensa alle voci e pensa ai colori.
E in questa pianura fin dove si perde
crescevano gli alberi e tutto era verde
cadeva la pioggia, segnavano i soli
il ritmo dell'uomo e delle stagioni.

Il bimbo ristette, lo sguardo era triste
e gli occhi guardavano cose che mai viste.
E poi disse al vecchio con voce sognante
-Mi piaccion le fiabe, raccontane altre.

domenica 8 luglio 2007

Dobbiamo convincere le masse?!? (Jacopo Fo)


Dobbiamo convincere le masse?!? Di che? Perche’? Io sono contrario! di Jacopo Fo

"Recentemente, durante un incontro tra associazioni del “Movimento”, ho sentito parecchi compagni parlare della necessita’ di far capire le nostre idee e il nostro sogno di un mondo migliore alle “Grandi masse”.Un’idea giusta in senso strategico ma che porta la maggioranza del Movimento a ragionare in termini disastrosi.Trent’anni di pratica politica sono li’ a dimostrarlo.Questi amici pensano che siccome dobbiamo cambiare il mondo e per farlo dobbiamo essere in tanti, allora il cuore del lavoro sono le azioni di proselitismo e di educazione delle masse.Io invece credo che non serva diventare milioni per poter fare le cose.Dobbiamo fare il contrario: facciamo le cose, dimostriamo che sono positive e che fanno bene e poi vedrete che altri si convinceranno.Sono i fatti e non le parole che convincono le persone. Credo che in questi anni abbiamo dimostrato nei fatti che questa logica funziona.Produrre cibi biologici, diffondere tecnologie ecologiche, aprire centri culturali dove si praticano rapporti umani diversi, organizzare feste, giochi, performance, praticare uno stile di vita diverso con amici e amanti, e’ stata la nostra rivoluzione. Una rivoluzione che abbiamo vinto proprio perche’ e’ stata concreta e ha cambiato nei fatti il modo di vivere, di fare arte, di comunicare, di partorire, di occuparsi del benessere del corpo e della mente.E, visto che il nostro stile di vita ci ha fatto vivere meglio, altri hanno visto quel che facevamo e lo hanno giudicato intelligente.Oggi il cibo biologico, il commercio equo, il risparmio energetico, le ginnastiche dolci e la conoscenza dei muscoletti vaginali sono patrimonio di milioni di italiani che molto spesso non la pensano come noi ma sono stati comunque contaminati dalle cose buone che abbiamo scoperto, reso reperibili e sperimentato con grande vantaggio.
Ho sentito recentemente compagni che si lamentavano perche’ la loro associazione dedicava tanto tempo alle cene conviviali invece di concentrarsi sulla propaganda politica, i banchetti informativi e i volantinaggi.Un compagno ha risposto che era necessario fare cosi’ perche’ le cene conviviali sono un modo efficace e astuto per diffondere il messaggio aggirando le resistenze.Non sono d’accordo con questa logica. La penso proprio al contrario. Le cene conviviali, le gite, gli spazi ludici e ricreativi come Alcatraz non sono un modo astuto per far passare i messaggi ne’ tantomeno una perdita di tempo.Il centro della mia lotta e’ innanzi tutto vivere meglio, con persone che sentono l’emozione della vita come me.Coltivare il gioco, il ridere, l’amicizia, il dialogo, lo scambio artistico ed emotivo e’ il centro della mia attivita’.E’ da qui che si parte per trovare l’energia, la fiducia per vivere appieno. Solo chi e’ veramente arrivato a crescere dentro, a trovare le ragioni di un ottimismo profondo e di una gioia di vivere puo’ pensare di poter dare un contributo per il miglioramento del pianeta. Un contributo che viene spontaneo perche’ quando ami e ti ami e ti diverti ti viene voglia di far crescere il tuo stile di vita fuori dalla tristezza commerciale delle multinazionali del dolore.Al contrario, gente che non e’ cresciuta emotivamente, che non si dedica con tutte le forze alla ricerca della felicita’, che non ha lo scambio emotivo al centro del bersaglio esistenziale potra’ riempirsi la bocca con tutte le frasi ecologiste e rivoluzionarie che vuole ma non sapra’ dare alcun contributo positivo al mondo migliore.Sono persone tristi e irose e da trent’anni ci dimostrano che sono capaci di produrre solo vecchia politica, scontri ideologici, riunioni spaccapalle, logiche competitive, idee stitiche e banali.Capacita’ di azione concreta zero.Calore umano zero.Politica maschile (poche donne e sempre zitte in un angolo).Venerazione del leader e seghe mentali.
Sarebbe ora che si mandi al diavolo questo modello ideologico e politichese.
Ma questo discorso ha un’implicazione strategica essenziale.Gli italiani oggi sono culturalmente e politicamente divisi: meta’ con la sinistra, meta’ con la destra. Cresce il risentimento contro i partiti ma gli elettori non vedono alternative.In questa situazione di transizione verso nuove forme di rappresentanza e democrazia diretta non e’ pensabile dar vita ad azioni che spostino le coscienze di una decina di milioni di persone, tantomeno della meta’ piu’ uno degli elettori.Ma ci sono moltissime iniziative che possono determinare grandi cambiamenti e porre le premesse per una maturazione culturale.
Le nostre battaglie sul biodiesel, sui riduttori di flusso dell’acqua, sulle lampadine ad alto risparmio, sulla legge sui pannelli solari hanno dimostrato che un piccolo gruppo di persone determinate e’ piu’ che sufficiente per lanciare comportamenti di massa o smuovere gli equilibri nel centro sinistra, portando a risultati concreti. In pochi possiamo riuscire a smuovere le amministrazioni e coinvolgere milioni di persone ad adottare comportamenti positivi. Che cosa succederebbe se questa logica, finora promossa da poche centinaia di persone, diventasse la strategia di alcune migliaia?Se 3.000 persone aderissero a un gruppo d’acquisto di telefonia mobile potremmo offrire contratti collettivi per i cellulari. Lo stesso vale per banche, assicurazioni, elettricita’. Con 10mila persone consociate potremmo ottenere auto energeticamente efficienti come quella proposta da Beppe Grillo che fa 100 chilometri con 3 litri di benzina.Potremmo ottenere servizi e prodotti piu’ economici, eticamente ed ecologicamente validi. Convenienza+etica+ecologia.Chi potrebbe resistere a simili proposte?..."

Live Earth


"Mentre centinaia di artisti e migliaia di persone ballano e cantano per il Live Earth, anche Blogo manifesta il suo impegno a modo suo. Non potendo purtroppo andare fino a Rio per il concerto di stasera e una caipirinha, si esprime con quello che sa fare meglio, ovvero proporre notizie, curiosità e spunti di riflessione. L'impegno ambientalista è una cosa trasversale che tocca molti aspetti della nostra vita quotidiana, e così anche noi in modo trasversale sui vari blog del network vogliamo proporre informazioni, consigli e piccole stravaganze per parlare a modo nostro di come possiamo essere più eco-responsabili e dare il nostro piccolo contributo alla lotta globale ai cambiamenti climatici.
Il Live Earth su Blogo.it:>> Già lunedì TVblog aveva introdotto l'argomento>> Giovedì invece è stata la volta di Gustoblog, che ci ha parlato di come sia importante riflettere su cosa mangiamo e cosa compriamo>> Soundsblog elenca gli artisti che si alterneranno sugli otto palchi>> Gossipblog ci presenta le star sul palco>> Su Gadgetblog un orologio a forma di mondo, per ricordarci in ogni momento della nostra cara amata Terra>> Cineblog ci ricorda il documentario di Al Gore "Una Scomoda Verità" e la rassegna di film ambientalisti "EcoCinema" che presenta insieme a Ecoblog>> Su Travelblog i consigli per viaggiare in modo ecologico fino alle città sedi degli otto concerti>> Fashionblog ci parla di moda chic e "ecofriendly">> Pinkblog ci parla di cosmetici e accessori ecologici, e di come i cambiamenti climatici abbiano influenza sulle donne>> Clickblog ci ricorda le azionei della Fuji per le sue emissioni di CO2>> 06blog invece parla di consumi energetici e inquinamento raccontandoci del black-out di ieri a Roma>> Comicsblog presenta AnimalMan e Swamp Thing, personaggi animalisti e ambientalisti dei fumetti >> Anche Softblog da il suo contributo proponendoci utilissimi consigli per godere di una intimità più ambientalista!>> Melablog riceve la mia personale "Palma d'oro" per aver dedicato molti post all'ambiente oggi, oltre a un sondaggio "Quanto conta il rispetto dell'ambiente nei tuoi acquisti di tecnologia?"...e altri si aggiungeranno nel corso della giornata. Buona navigazione!
postato da viviana il sabato 07 luglio 2007 "

venerdì 6 luglio 2007

Salute e comunicazione 2007 (Censis)

"Bombardati di informazioni sulla salute ma sulle cose importanti gli italiani decidono col medico
Il 63,6% degli italiani ritiene di essere “molto o abbastanza informato” sui temi della salute, ma solo il 22,4% considera “soddisfacenti” le informazioni disponibili. Le informazioni sono molte, talvolta confuse, o persino illusorie, e la sensazione da parte dei cittadini-pazienti intervistati è quella di essere un po’ “travolti da questa mole di stimoli”, e di trovarsi poi nel momento di effettivo bisogno a non sapere come metterli in pratica, e si continua a trovare nella relazione con il medico di medicina generale l’unico momento di reale indirizzo.Circa l’88%, infatti, si è rivolto al suo medico in media più di 5 volte nel corso dell’ultimo anno, ed è sempre molto alta la quota di italiani (pari all’89,4%) che gli chiede di essere indirizzata quando deve accedere a un servizio sanitario. Nel momento concreto della scelta è proprio l’indicazione del medico di medicina generale a risultare decisiva nella maggior parte dei casi (per il 48,6%).C’è tuttavia un aspetto che fa emergere una discriminazione fra la popolazione in generale e una parte di essa, ossia quella più scolarizzata e con maggiori possibilità economiche, poiché quest’ultima, date le sue caratteristiche, tra internet, medicina specialistica privata e conoscenze personali si serve dell’offerta sanitaria con sempre maggiore autonomia. Tra i laureati si rilevano le quote più alte in relazione a quanti si ritengono tendenzialmente più informati sui temi generali della salute (76,3% rispetto alla media del 63,6%), traggono in misura maggiore informazioni su internet per scegliere un servizio sanitario (lo fa il 34,1% dei laureati rispetto al 19,9% della media). Allo stesso modo supera il 20% tra i laureati (rispetto alla media del 12%) la quota di italiani che discute con il medico sulla base dei risultati emersi dalle sue ricerche su internet, e che verifica sulla rete l’esattezza delle diagnosi e delle terapie proposte dal medico.Da parte loro i medici di medicina generale sentono di subire un vero e proprio assedio alla loro professionalità, che si sostanzia in una erosione della loro autorità. Tuttavia, la valutazione da parte dei pazienti sul proprio medico di medicina generale è assolutamente positiva rispetto ai fattori fondanti della competenza professionale (per il 91,2% il proprio medico valuta attentamente i sintomi, per l’82% è attento agli aspetti psicologici e relazionali), qualche critica emerge solo su alcuni aspetti: il 39,7% lamenta che il proprio medico è restio a fare visite a domicilio, e circa il 70% che nello studio ci sono attese troppo lunghe.
Sono questi alcuni dei principali risultati emersi dalla ricerca svolta dal Censis per conto del Forum della Ricerca Biomedica: “Fiducia, dialogo, scelta. La comunicazione medico paziente nella sanità italiana”." Censis

giovedì 5 luglio 2007

Suoni

Suono

Cosa vuole la voce?

Risonare allo stesso suono

Io sono

Coscienza




Suono

Cosa vuole la voce?

Riosonare allo stesso suono

Insieme

Compassione


Suono

Cosa vuole la voce?

Risonare allo stesso suono

E' sintonia
Consapevolezza








La struttura che connette


“Il modo giusto per cominciare a pensare alla struttura che connette è di pensarla in primo luogo come una danza di parti interagenti.”
Bateson G. “MENTE E NATURA”, Adelphi, pag. 29
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Nell'analisi del rapporto tra emozioni e sentimenti possiamo dire che i sentimenti sono "la struttura che connette le emozioni".
Tuttavia questa formulazione trae in errore perchè il sostantivo "struttura" porta a pensare a "qualcosa" sottostante la specifica dinamica delle emozioni.
Il linguaggio, osservava Bateson, blocca i processi; trasforma inevitabilmente i processi in forme.

"è almeno altrettanto verosimile che la dicotomia tra forma e sostanza sia stata una inconscia deduzione della relazione soggetto-predicato nella struttura del linguaggio primitivo . "
Bateson
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In effetti è proprio una specifica interconessione dinamica delle emozioni che chiamiamo sentimento.
In presenza di una interconnessione che si sviluppa organicamente nel tempo, possiamo parlare di stabilità :
"Le emozioni sedimentano in stabili sentimenti"
Quando l'interconnessione, il gioco delle emozioni, è disturbato, ecco che interviene la metafora del "trasporto".
Si dice : "Era trasportato dalle passioni" ; " Preso da un raptus";
"Condizionato dagli umori" ...
Nei disturbi dell'umore, il termine "umore" che al singolare ha una valenza ben definita ( "Buon umore"; "Cattivo umore" ) si moltiplica, al plurale, con tanti umori che avvolgono in modo oscuro, confuso, indefinito l'esperienza emotiva del soggetto.
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“(mood). Tono affettivo di base; disposizione emotiva generale. Indica uno stato ‘più durevole delle reazioni affettive, seppure modificabile dall’ambiente’ )Bini, L. Bazzi, T.) Lo stato dell’umore in un certo momento è, quindi, il tono affettivo, la disposizione emotiva generale in quel momento. L’umore fondamentale di una persona, inteso come sua caratteristica relativamente costante, è un concetto che alcuni autori chiamano anche temperamento. (M. C., G. Z.)” (Hinsie – Campbell – DIZIONARIO DI PSICHIATRIA)“Tonalità di base dell’Affettività. Questa definizione si riferisce all’umore di fondo… con tratti di durevolezza e relativa indipendenza… dagli stimoli esterni.” (Galimbertii – Dizionario di Psicologia della UTET)"
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L'empatia, allora, deve far riferimento non alla capacità di cogliere le variegate emozioni dell'altro (questa capacità lasciamola ai "creativi della pubblicità"), ma alla struttura che connette: al senti-mento che indica un senso.
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"L’EMPATIA .. non è solo comprensione o risonanza emotiva ma percezione fisica, esistenziale, corporea, unica e irripetibile dell'altro non a livello del significato ( singoli episodi, singole scene e circoscritte) ma del senso ( stato affettivo globale, orizzonte complessivo verso cui si va) vivente, corporeo."
.....
"Bisognerebbe qui imparare dai poeti che il tono che appartiene alla materia della voce è portato dalla parola fino al punto di lasciar trasparire le incrinature dei moti dell’anima indipendentemente che si tratti più di odio o di amore, di speranza o di malinconia, di rassegnazione o di vendetta
. Si tratta di curare l’humus di fondo che si estende, che allarga il campo emotivo in modo tale da rallentarne il ritiro perché riesce a permeare sufficientemente gli elementi circostanti, estendendo il proprio effetto di fluidità nei dintorni, come la pioggia che impregna e non trascina via.
.Il fondo abissale non è un ingrediente accessorio, è ciò dalla cui tonalità dipende quanto vi appare, anche se ciò che si mostra viene in primo piano ed in parte ci acceca. Il tempo e lo spazio possiedono di volta in volta una tonalità propria che determina il tono e la temperie di tutti i nostri incontri, lo stile della comunicazione con gli esseri e le cose. Lo spazio della presenza si articola secondo tensioni ( vicino-lontano, davanti- dietro, etc.) che non si producono tra poli precedentemente dati. Al contrario li fondano. Sono tensori dell’esserci che costituiscono altrettanti modi di dischiudere un orizzonte di presenza sotto il quale e solo sotto il quale, qualcosa può essere incontrato."
A. Correale : Il Paziente Borderline
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Non è poi così strano, dunque, che , nella ricerca della differenza tra emozioni e sentimenti, risulti infine più significativa la canzone di Lucio Battisti "Emozioni", che non le tante distinzioni di studiosi portate su un piano unicamente logico-verbale.
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Sul rapporto musica emozioni e sentimenti
molto interessante questi passi tratti
da una pagina del sito Intilabor
titolata : musica e linguaggio :
"Come ha scritto Claude Lévi–Strauss, “fra tutti i linguaggi, solo la musica riunisce i caratteri contraddittori d’essere a un tempo intelligibile e intraducibile (…) il suo privilegio consiste nel saper dire quello che non può esser detto in nessun altro modo”.
Occorre pertanto riconoscere alla musica una funzione di testimonianza: quella di una voce che in sé stessa addita l’infinita, l’indicibile ricchezza di ciò che non è stato ancora colonizzato dal logos.
Quando le parole non bastano più, sono i suoni a parlare”, scrive Grillparzer, intento a rivendicare la dignità autonoma della musica sul linguaggio discorsivo della ragione; si tratterebbe invece di “melodia e armonia ordinate mediante il ritmo e un certo tempo e organizzate dal compositore in suoni” secondo E. Ansermet.
Egli sostiene infatti che “i suoni non significano di per sé nulla; al di là dell’evento musicale, essi vengono impiegati come segnali, richiami, come fenomeni, cioè, privi di autonomo significato”. Ed anche Kurth scrive: “il suono in sé non è niente di musicale: solo la sua assunzione a livello psichico lo rende tale”.
La musica pertanto, analogamente al linguaggio, che è costituito da strutture verbali messe in luce dall’oratore o dallo scrittore attraverso la parola parlata o scritta, è “immagine” – sempre secondo Ansermet – comunicata unicamente attraverso l’esecuzione che permette di legare, modellare e accentuare i suoni in un determinato modo.
Attraverso le note sono rivelati dei percorsi, dei movimenti che determinano un certo spazio temporale nel quale siamo trasportati a esistere come in un tempo immaginato.
Per comprendere veramente cosa sia una melodia – prosegue Ansermet – è necessario intenderla come un “cammino”, come una traiettoria che ha per punto di riferimento la dominante; la musica infatti è moto emozionale, attività trascendente, perché chiunque l’affronti (il compositore, l’interprete che dà vita alle intenzione dell’autore o l’ascoltatore che rivive l’emozione che diede origine all’opera d’arte) si tratta sempre di lasciare trasparire dai meri suoni l’oggetto immaginario che trascende la musica stessa ma ne è, contemporaneamente, contenuto e di afferrare l’oggetto “affettivo” al di là della contingenza dei suoni.
In una sola parola, la musica è Erleibnis, ovvero “esperienza vissuta”, cioè esperienza compiuta dall’uomo prima che egli si soffermi a riflettervi; quest’ultima fase avviene solo quando il fenomeno musicale si è già svolto.
Si può affermare che questa esperienza si definisce nel momento in cui melodia, armonia, ritmo e forma si presentano alla coscienza dell’ascoltatore in una simultaneità e successioni di suoni; è in questo modo che può avvenire la comunicazione tra autore e ascoltatore, tra colui che, dettato dal sentimento, fissa l’evento musicale nei suoni e colui che deve riprodurlo mediante la propria sensibilità.In fase di ascolto infatti – precisa Ansermet – è l’attività di sentimento che spiega il percorso tonale, nonostante si creda che sia quest’ultimo a produrre in lui un “sentimento vissuto”."
Angela Longo Giosuè Panio : LA MUSICA È UN LINGUAGGIO ?

mercoledì 4 luglio 2007

Initlabor

Initlabor è un sito di Cultura musicale e Informatica umanistica
creato da Joanne Maria Pini, docente al Conservatorio di Musica G. Verdi di Milano, che, in epigrafe al proprio curriculum, pone questa citazione di Nietzsche:
« Io cammino nuovi sentieri, a me viene un discorso nuovo;mi son stancato, come tutti i creatori, della vecchia lingua.Il mio spirito non vuol più incedere su suole logore »
Friedrich Nietzche – Così Parlò Zarathustra parte seconda – Il
fanciullo con lo specchio


Initlabor

"Ecco, cari amici, la veste del nuovo sito!
....
Un sito è come un giardino, crescerà col tempo, ma il terreno e i semi saranno cosa rara.


"Caminantes, no hai caminos, hai que caminar"
Toledo - Chiostro del 1200


Avviso ai ...naviganti...devo far notare che non si può seguire il pensiero d'un uomo criticandolo; è necessario lsciarsi penetrare dal suo ragionamento, seguire con la più grande docilità tutto il cammino che ha seguito lui stesso, ascoltarlo e sposare momentaneamente i suoi errori. I suoi errori non hanno alcuna importanza; noi saremo, lo spero, abbastanza grandi per liberarcene al momento opportuno.E' grazie al suo linguaggio che quest'uomo si esprime col corteggio d'idee che lui erano abituali, familiari; noi non possiamo comprenderlo se non accettiamo il suo linguaggio e le idee elementari che gli servono per pensare e per esprimersi.

Henry Coton-Alvart - Fragments d'hermétisme

Il sito originario lo potrete trovare ancora qui:http://digilander.libero.it/initlabor/

martedì 3 luglio 2007

Anni e anni e anni

Anni e anni e anni
di ENRICO FINZI
...
"è ora di rovesciare l'immagine sociale di quest'età della vita: sulla base di ricerche empiriche condotte tramite l'analisi fattoriale e la 'cluster analysis' si possono definire alcune tipologie.

1) I disperati poveri sono il 7% degli ultra64enni (4% sino ai 76 anni e 11% poi) e costituiscono il tipo connotato da una tragica mescolanza di miseria materiale, solitudine ed a volte puro abbandono, elevata morbilità, bassa speranza di vita, totale marginalità sociale. Sono prevalenti gli uomini, i residenti nelle metropoli e al sud.

2) Gli austeri marginali ammontano al 19% del totale (16% sino ai 76 anni e 23% dopo tale soglia d'età); sono per lo più donne (spesso vedove) e residenti nel centro-nord, nei comuni al di sotto dei 250mila abitanti. Non sono poveri ma hanno risparmi infimi, redditi (in genere da pensione) medio-bassi, bassi consumi, accesso alle informazioni e interesse per il mondo assai limitati, forte peso della religiosità e della cultura tradizionali, assenza d'ogni "leisure orientation", cerchia assai ristretta - ma non inesistente - di relazioni interpersonali.

3) I ritirati sereni sono la maggioranza relativa col loro 35% (29% nella fascia d'età più bassa e 44% nella più alta); ancora una volta donne (con meno vedove del 'tipo' precedente), per lo più residenti nel nord-est, in tutta la fascia adriatica oltre che in Umbria e Toscana, in genere nei comuni con meno di 100mila abitanti. Tipicamente di classe socio-economica non estrema (dalla medio-bassa alla medio-alta), i "ritirati sereni" non lavorano più o comunque hanno diminuito i loro impegni, conducono un'esistenza lenta e gratificante (favorita da aspettative modeste all'altezza delle loro risorse materiali) con qualche momento di maggior intensità (la vacanza, le feste, una responsabilità non ordinaria), sono al centro di un mondo che dà loro gratificazioni anzitutto affettive (la famiglia, gli amici, la comunità locale), godono - con qualche problema crescente con l'età - la terza e la quarta età come piacevole rallentamento, vissuto non come perdita ma come arricchimento (favorito anche dalla condizione di nonni, qui massimamente presente).

4) I tardo-adulti attivi costituiscono il 28% del campione (37% tra chi ha meno di 77 anni e 15% oltre tale limite d'età). Sono uomini e donne in eguale misura, residenti al nord e nei comuni dai 30mila abitanti in su, di classe media e superiore; costoro continuano a comportarsi a tutti gli effetti come adulti - solo un po' invecchiati dopo i 72-75 anni - mantenendo un elevato livello di attività (professionale specie tra gli imprenditori, i professionisti, i lavoratori autonomi ma anche, tra le donne, un buon livello di attività domestica); l'impegno non è denegatorio dell'invecchiamento ma conseguenza della mera prosecuzione degli impegni assunti e mantenuti (frutto per lo più di una scelta soddisfatta). Il livello di salute e di autonomia personale è il più elevato dei tipi presi in considerazione: consumi e risparmi (anche di tipo moderno) sono significativi, con un uso avanzato e non senile del tempo libero (goduto da soli o più spesso in coppia e con pochi amici e/o familiari); una minoranza si dedica intensamente ad attività sociali, politiche, sindacali, connesse al volontariato.

5) I benestanti giovanilisti, pari all'8% (11% sino a 76 anni e 4% poi), appaiono caratterizzati da un reddito medioalto o alto, consumi e risparmi di tipo avanzato, buon livello di informazioni (ma non sempre scolarità e cultura), mobilità, utilizzo delle tecnologie, "leisure orientation" ecc. e al contempo dal rigetto dell'invecchiamento, della decadenza, della morte. Totalmente secolarizzati, privi d'ogni sensibilità sociale, fortemente individualisti, costoro sono la massima espressione della denegazione (in fondo ansiosa ed ansiogena) del superamento della lunga età adulta, che, diversamente dal tipo precedente, essi vogliono ossessivamente prolungare all'infinito. Prevalgono di conseguenza i comportamenti legati alla gioventù ed all'appeal fisico e sessuale (sono notevoli gli investimenti in diete, palestre, massaggi, istituti di bellezza, dermocosmetici, chirurgia estetica, abbigliamento ecc. come anche le spese ricreative e destinate a viaggi e vacanze.

6) I benestanti infelici sono ad un tempo il tipo meno rappresentato (3%) e l'unico omogeneamente presente nelle due fasce d'età, sono infatti equamente distribuiti nelle diverse aree e nei due sessi; percepiscono redditi elevati, sono detentori di patrimoni medio-grandi e grandi, sono poco o non più attivi - dunque connotati da un rilevante benessere materiale - ma anche soli (e spesso abbandonati), privi di affetti non formali, di vere amicizie, poveri d'interessi personali e di attività capaci di dar senso all'esistenza.
Nell'insieme, per la maggioranza degli ultrasessantaquattrenni questa è davvero la "grande età": sono sempre più numerose le persone che si dedicano ad una 'attività giusta' (quella desiderata: 63%), di serenità o felicità e comunque di senso (71%), di autonomia personale (84%), di discreto o buon livello di consumi (74%; per oltre la metà - il 39% - moderni)."


Il dr. Enrico Finzi è sociologo e presidente di Astra/Demoskopea

domenica 1 luglio 2007

Decisione

"L'unico modo di fare qualcosa, è farla!"


"Li portammo sull'orlo del baratro e ordinammo loro di volare. Resistevano. Volate, dicemmo. Continuavano ad opporre resistenza. Li spingemmo oltre il bordo. E volarono”.
Guillaume Apollinaire


"Fino a che non ci si impegna, c'e' esitazione, possibilità di tornare indietro, e sempre inefficacia. Riguardo ad ogni iniziativa e creazione, c'e' solo una verità elementare, ignorare la quale uccide innumerevoli idee e splendidi piani. Nel momento in cui ci si compromette definitivamente, anche la provvidenza si muove. Ogni sorta di cose intervengono in aiuto, cose che altrimenti non sarebbero mai accadute. Una corrente di eventi ha inizio dalla decisione, facendo sorgere a nostro favore ogni tipo di imprevisti, di incontri e di assistenza materiale, che nessuno avrebbe sognato potessero avvenire in questo modo. Qualsiasi cosa tu possa fare, o sognare di poter fare, incominciala. Il coraggio ha in se' il genio, il potere e la magia. Inizia ora!"
John Anster dal Faust di Goethe


Spostare le montagne

Non puoi spostare le montagne
così, d'incanto.
Forse neanche quel masso lì,
che ha un suo peso.
Quella piccola pietra, invece ,
la puoi spostare facilmente.
Non puoi spostare le montagne
così, d'incanto .