sabato 29 marzo 2008

La risata del Buddha

Si dice che in quel momento esploda in fragorosa risata.
Ride, il Buddha, nel vedere chiaramente il non-senso dell’interminabile attesa.
Poi la domanda d’attesa verrà chiamata pensiero, attaccamento, volontà, io…; poco importa la parola scelta, perché ora il risvegliato ne è fuori.
- Non si rammarica il Buddha del tempo passato in inutile macerazione?
- Sembra proprio di no!
- Ma non poteva giungere prima alla sua meta?
- Eh no: perché già era il Buddha; lo è sempre stato; e, naturalmente, sempre lo sarà.
Come potrebbe essere diversamente?

L’unica differenza è che prima soffriva per ciò che ( non ) voleva; ora gode e ride di ciò che è.*

*
non più di ciò che ha
non più di ciò che sa
non più di ciò che lui è
ride
di ciò che è.


venerdì 7 marzo 2008

Non è la morte

Quando la morte bussò alla mia porta
la pregai in ginocchio di non entrare,
ma lei entrò, senza esitare.
altre volte io venni in questa casa
- disse - e sempre mi accogliesti.
Venni vestita di verde,
cosparsi di fiori il tuo glicine,
profumai il tuo giardino, lo bagnai di rugiada,
mi chiamasti natura.
Venni vestita di bianco,
feci brillare i tuoi occhi,
sorridere tua moglie e i tuoi figli,
mi chiamasti letizia.
Venni vestita di rosso,
tremò il tuo cuore, pregasti,
qualcuno andò via, altri ti dissero
parole buone, mi chiamasti dolore.
Venni di luce vestita
e ti sentisti più vivo, più vero,
ti sembrò ogni cosa più cara,
mi chiamasti amore.
Ora, perchè mi vedi di nero vestita
credi che io spezzi, interrompa,
mi credi nemica di ciò che tu ami.
no, non guardare il vestito.
Non parlai, lei prese per mano
la mia sposa e si avviò.
allora gridai - qual è il tuo nome?
-rispose la morte di nero vestita:
- il mio nome è uno solo, sono la vita."
Italo Nostromo

Non è la morte

Non è la morte distruttiva:
senza morte non potrebbe rinascere
il gioco creativo della vita.

L’originaria energia gioiosa
scompone e ricompone ogni cellula
per poter di nuovo generare .

Non è la morte distruttiva;
mortifera è la forza distruttiva
di folle controllo del gioco vitale.

Sentimento strozzato sul nascere,
infinita ira vendicativa,
una frattura atroce distrugge il cuore.

Non la morte è fuori
dal gioco creativo
di connessione vitale.

martedì 4 marzo 2008

Il male come morte della passione ( S. Caruso )

"..vedo il Male come l'incontenibile brama di distruggere chiunque revochi in dubbio- con la sua intelligenza o con la sua semplice esistenza - certezze di cui un soggetto ritenga non poter fare a meno.
...
Questo dunque fa il Male: non è solo che abbia un nemico, è che lo idealizza! Fa di esso un anti-mito, un antagonista mitico, e fa della sua riduzione a nulla la condizione di sopravvivenza del proprio mito. Così facendo, l'officiante del Male riesce a idealizzare se stesso; può vivere la propria distruttività come un épos, come un'impresa di proporzioni mitologiche, e trovare in ciò una giustificazione narcistica di qualunque cattiveria. Ciò che succede nel campo storico-politico, coinvolgendo comunità intere, non è solo un “mentirsi”, ma un “mentirsi alla grande”
....
A scanso di equivoci non voglio dire - è chiaro - che sempre il vecchio sia male e il nuovo bene. L'origine del Male, quello con la maiuscola, non sta certo nella consapevole fedeltà alle situazioni, alle idee, ai valori del passato; sta invece - a livello psicologico - nel rifiuto a priori di ogni novità, nel non volerne sapere, nella ricerca di una vita assolutamente prevedibile. Chi fa così, chi rifiuta l'esplorazione stessa, vedrà in ogni esploratore un nemico mortale da distruggere.
Paradossalmente, la realtà del Male nasce dalla fantasia onnipotente di eliminare radicalmente dalla vita e dalla storia ogni possibilità di qualunque male. Per volere uccidere tutti i diavoli - se possibile da piccini, prima che crescano - finiamo col diventare il Diavolo noi stessi!"
Sergio Caruso :"Il male come morte della passione. Considerazioni psicoanalitiche sull'aggressività distruttiva"

lunedì 3 marzo 2008

Accenti sonori

Sempre nuovo
Eppure sempre lo stesso.

Che tristezza,
Questa continua ripetizione!
Sempre lo stesso
Eppure sempre nuovo.
Che gioia,
Questa continua riscoperta!

domenica 2 marzo 2008

Giochi creativi

A proposito di “giochi” trovo ora inadeguata la citazione di Paul Carse, scelta in epigrafe, tendente a cogliere la differenza di base fra i diversi ‘tipi logici’ di gioco:

"Ci sono almeno due tipi di giochi, i giochi finiti e quelli infiniti. Un gioco finito si gioca per vincerlo, un gioco infinito per continuare a giocare. I partecipanti a un gioco finito giocano entro confini ben precisi, i partecipanti a un gioco infinito giocano con i confini."
Paul Carse

A ben guardare, chi gioca per vincere non sempre gioca entro confini ben precisi: ci sono i bari; ci sono situazioni borderline..
Inoltre, uno stesso gioco si può giocare all’infinito, come nel gioco d’azzardo e nell’alcolismo.
Invece sono proprio i giochi liberi, sui confini, come quello artistico e poetico, che generano nuove forme, interrompendo la precedente struttura e realizzando nuovi ‘giochi espressivi’.
E’ proprio il tentativo di “vittoria finale” che finisce col dare un carattere infinito ( di ripetitività infinita ) ad un gioco, facendo poi perdere il senso comune che “ogni bel gioco dura poco”.

A proposito di giochi, dunque, è più utile ricercare la differenza originaria con i termini creativo -distruttivo , per poter distinguere i giochi chiusi, ripetitivi, che danneggiano o comunque non favoriscono il pieno sviluppo dei “giocatori”, dai giochi che, invece, generano, alimentano e favoriscono ben-essere e crescita.

"Solo la situazione psicoterapeutica permette di capire adeguatamente il gioco. E' più probabile che si rivolga al terapeuta chi predilige un gioco distruttivo... perciò si sono capiti e approfonditi di più quelli distruttivi, ma il lettore non dimentichi che ce ne sono di costruttivi, giocati da gente più fortunata... 'Buono', dunque, è quel gioco che contribuisce sia al benessere degli altri giocatori, sia alla completa realizzazione di chi è parte in causa".
E. Berne " A che gioco giochiamo"

Dovrò dunque sostituire la citazione di P. Carse con altra più adeguata a cogliere la natura originaria dei "giochi creativi".
Cosa non facile oggi, in un contesto in cui la pubblicità ed i "creativi pubblicitari" si sono impadroniti dei termini e della scena mentale con "arguzia", "fantasia", "ironia", "novità"..."creatività (pubblicitaria)".

sabato 1 marzo 2008

Restare in silenzio (P. Neruda)

Ora conteremo fino a dodici
e tutti resteremo fermi.
Una volta tanto sulla faccia della terra,
non parliamo in nessuna lingua;
fermiamoci un istante,
e non gesticoliamo tanto.

Che strano momento sarebbe
senza trambusto, senza motori;
tutti ci troveremmo assieme
in un improvvisa stravaganza.

Nel mare freddo il pescatore
non attenterebbe alle balene
e l'uomo che raccoglie il sale
non guarderebbe le sue mani offese.

Coloro che preparano nuove guerre,
guerre coi gas, guerre col fuoco,
vittorie senza sopravvissuti,
indosserebbero vesti pulite
per camminare coi loro fratelli
nell'ombra, senza far nulla.

Ciò che desidero non va confuso
con una totale inattività.
E' della vita che si tratta; ....

Se non fossimo così votati
a tenere la nostra vita in moto
e per una volta tanto non facessimo nulla,
forse un immenso silenzio
interromperebbe la tristezza
di non riuscire mai a capirci
e di minacciarci con la morte.

Forse la terra ci può insegnare,
come quando tutto d'inverno sembra morto
e dopo si dimostra vivo.

Ora conterò fino a dodici
e voi starete zitti e io andrò via.
Pablo Neruda