domenica 17 febbraio 2008

Crisi

“ “Crisi” è un concetto oggi molto utilizzato nel linguaggio comune, ed è una definizione per certi aspetti vaga ed inflazionata, che tende ad attraversare orizzontalmente gran parte della psicopatologia. L’uso del termine crisi in medicina ha radici molto antiche, essendo già rintracciabile in Ippocrate, che coniò il termine “crisi salutare”. Il suo significato etimologico, che deriva dal verbo “krino” (scegliere), apparteneva inizialmente al vocabolario giuridico ed allude ad una situazione ancora aperta, in cui sono presenti diverse possibilità di soluzione.”
Dr. Vincenzo Manna : La crisi come risorsa terapeutica

Crisi indica, dunque, originariamente, un particolare, delicato, significativo, momento di decisione e di crescita.
Che cosa, allora, snatura questa situazione e porta allo stallo della “crisi” intesa comunemente in senso negativo come blocco, separazione, perdita ?
Se l’equilibrio è pre-supposto come subordinato alla volontà, pensieri, etc., dell’io, ne discende, come conseguenza, che, nei momenti di forte squilibrio, tutta la forza interiore sarà portata nel tentativo di ri-stabilire detta modalità di equilibrio.
La crisi, la perdita di questa possibilità automatizzata di intendere e “sentire” l’equilibrio, naturalmente verrà percepita ed amplificata come dis-integrazione, frantumazione radicale dell’essere stesso della creatura.
Da qui la necessità di colmare immediatamente ed ad ogni costo questo buco, questa frattura.
L’acting-out , il rimuginio, le mille forme di dipendenza, sono funzionali a “riempire” il pre-supposto buco nero della ( sensazione di ) disintegrazione.
L’impossibilità di osservare, vivere, attraversare gli elementi ( di realtà ) della crisi (che portano alla crescita), discende da questo schema primario.
Il buco, l’assenza di “base sicura” non è, pertanto, assenza di un’immagine interiorizzata ( “la madre buona” ), ma innanzitutto assenza dell’esperienza con-divisa dello spontaneo riequilibrio organico.
In assenza dell’originaria esperienza condivisa di spontaneo riequilibrio organico, il tentativo disperato della creatura di fronteggiare la situazione contestuale a proprio vantaggio, porterà inevitabilmente entro il dominio del controllo e di qui all’esasperazione drammatica dei tentativi di “fronteggiare” la crisi.
Nel dominio della volontà di controllo emerge la situazione “disperante”: non c’è spazio possibile per un più ampio, spontaneo, organico riequilibrio.
E’ proprio il tentativo forsennato della volontà di “risolvere (prematuramente) la crisi” che impedisce di osservarla e viverla :
di crescere attraverso il farsi di questa esperienza.

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