domenica 2 dicembre 2007

Kαιρός


"comprendere
il punto di intersezione del senza tempo
col tempo"

Cronos : Tempo “oggettivo”; lineare con-catenazione passato-presente-futuro che precipita verso l’entropia e la morte.


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Attimo : Tempo “sfuggente”; borderline apparizione senza memoria che drammatizza il vuoto di senso.


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Kairos : Tempo “significativo”; consapevole presenza che da nuovi scenari genera l’identità temporale.

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Aion : Eterno presente; atemporale essere parmenideo, impermanente divenire eracliteo.

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Nel “Un uomo senza storia” Gianluigi De Cesare individua nella patologia borderline lo specchio del (nostro comune ) Cronos contemporaneo :

“Il disturbo borderline di personalità condivide con l'epoca attuale un particolare aspetto che è stato individuato nell'assenza della storicità, nell'assenza, cioè, di quella memoria autobiografica capace di connetter continuamente il presente al passato e al futuro. L'elemento comune alla patologia e alla dimensione sociale dell'esistenza è rappresentato dalla chiusura di quello iato tra virtuale e attuale, tra possibile e reale che abbiamo visto necessario alla costituzione della stessa storicità del tempo. Nel borderline, questa chiusura è il risultato del fallimento della madre a rispondere simultaneamente su un doppio registro, fallimento che non permette la corretta integrazione tra le modalità dell'equivalenza psichica e quella del fare finta e, di conseguenza, la creazione di uno spazio psichico potenziale, regno della creatività, del gioco e della funzione narrativa. Nella dimensione sociale è il tentativo di identificare il mercato come l'unica possibilità[1], lo scambiare il mondo attuale come il migliore possibile a chiudere lo scarto e a contrabbandare il capitalismo moderno con la fine della storia[2].
La patologia, intesa in questo senso, diventa uno specchio dove la realtà si amplifica palesandosi con più evidenza. In questo gioco può però palesarsi, con altrettanta evidenza un suggerimento terapeutico. Nel caso del borderline la terapia è centrata sul transfert, ovvero si lavora nel tentativo di riaprire, attraverso una continua dissonanza rispetto al modello interno del soggetto, quello spazio potenziale della psiche dove sia possibile pensare, giocare con le idee trattandole come tali. Trasferire questo modello terapeutico al collettivo significa riappropriarsi di una visione ideologica, perché "tutte le ideologie sono nate dalla non accettazione dello status quo, e soprattutto dalla sfiducia nella capacità della realtà di emendare" (Bauman,, pag. 128). Significa cioè contrapporre ad una società che ha smesso di interrogarsi uno spazio che, analogamente a quello potenziale della psiche individuale, permetta di "cercare strumenti gestiti collettivamente abbastanza efficaci da sollevare gli individui dalla miseria subita privatamente" (Bauman, pag.11). “


Ma, alla ricerca di “quello iato tra virtuale e attuale, tra possibile e reale che abbiamo visto necessario alla costituzione della stessa storicità del tempo”, De Cesare introduce , alla fine, come “modello terapeutico al collettivo” l’esigenza di “riappropriarsi di una visione ideologica”.
Ed ecco che quel vuoto, quella lacuna, prima così bene definita (“È la lacuna presente in ogni attimo a permettere quel doppio movimento regressivo e progressivo che, inclinando l'attimo verso altri attimi già vissuti o ancora da vivere permette, a un tempo, la costruzione del passato e quella del futuro. Si tratta di una lacuna non colmabile, non saturabile che, proprio in quanto tale, produce una continua ricerca, un continuo interrogarsi a ritroso e in avanti.”), ora, improvvisamente, si riempie (riempie tutto il presente) con il peso passato-futuro dell’ideologia.

Così si perde Kairòs: il tempo "giusto", sincronia verticale di senso, che si insinua nell’ordine “oggettivo” del tempo per aprire nuove porte della percezione, ri-creare identità narrativa e storica, ritrovare il punto di intersezione con la realtà precategoriale più ampia.

"Il tempo passato e il tempo futuro
non permettono che poca consapevolezza.
Essere consapevoli è non essere nel tempo"
T.S. Eliot

"Vedere un Mondo in un granello di sabbia,

E un Cielo in un fiore selvatico,

Tenere l'Infinito nel cavo della mano

E l'Eternità in un'ora."

William Blake

2 commenti:

Unknown ha detto...

Ti, Le, sono molto grato, anzi di più, come genitore di una ragazza bordeline, per la citazione dal libro di Bauman, che non conoscevo. ( Mi affretto a cercarlo e comprarlo).
In realtà posso testimoniare che mia figlia è proprio priva di quello "spazio psichico potenziale, regno della creatività, del gioco e della funzione narrativa". Nessuno di noi, compresi gli operatori, abbiamo abbastanza riflettuto su questo importantissimo aspetto.Incredibile , eppure è proprio vero! Bauman parla di fallimento della madre, non sarei così drastico. La madre fa sempre ciò che è possibile e qualche volta non le è possibile esercitare il suo duro mestiere al massimo delle possibilità. Direi quindi "impossibilità della madre" e non fallimento. Ma a parte questo aspetto, Ti,le, sono molto contento di avere incontrato questo Blog: oggi per me è stata una vera e propria "rivela-zione" !Grazie, dal profondo del cuore.

Rivelato ha detto...

La citazione di Bauman non è mia, ma riportata dal dott. Gianluigi Di Cesare nel saggio "Il Disturbo Borderline di Personalità: ovvero sul ricordare senza ricordare ", da cui ho ripreso l'intero passo riportato tra virgolette.
Questo l'indirizzo web dell'intero articolo :
http://digilander.libero.it/aperture/articoli/10.6%20di%20cesare.html
Quanto al termine del tutto improprio di "fallimento" concordo appieno che andrebbe sostituito "possibilità di sintonia",kairòs appunto,sintonia che non è mai strettamente in nostro "potere".
Era proprio questo il senso degli appunti di riflessione che riportavo sul tempo, le scelte, le possibilità.
Grazie per questo scambio