"La questione dell'identità prende una forma problematica perché disponiamo di due modelli di identità. Ho tentato, nel mio lavoro, di fissare questi due sensi di identità, parlando da una parte di identità idem - per usare un termine latino - e dall'altra di identità ipse.Che cosa intendo con identità "idem"? E' l'identità di qualcosa che resta mentre le apparenze o, come si dice, gli "accidenti", cambiano. Il suo modello filosofico è stato, fin dall'antichità, la sostanza. La sostanza è il substrato, il suppositum, il supporto, identico nel senso che è immutabile, che non cambia, che è sottratto al tempo. Questa identità sostanziale può essere anche realizzata sotto forma di un'identità strutturale. Per esempio il nostro codice genetico resta lo stesso, dalla nascita alla morte, come una specie di firma biologica. Abbiamo qui un esempio di "identità idem": identità di struttura, di funzione, di risultato.
L'identità "ipse" invece non implica l'immutabilità e anzi, al contrario, si pone nonostante il cambiamento, nonostante la variabilità dei sentimenti, delle inclinazioni, dei desideri, ecc. Faccio subito l'esempio più notevole dell'identità "ipse"; l'identità di me stesso quando mantengo una promessa. La promessa è sotto questo riguardo l'esempio più notevole, perché non abbiamo a che fare, nel caso del soggetto che promette, con una identità sostanziale; al contrario, mantengo la mia promessa nonostante i miei cambiamenti di umore. Questa è un'identità che potremmo chiamare di mantenimento, più che di sussistenza. Io sono e mi conservo lo stesso, nonostante non sia più identico, nonostante sia cambiato nel tempo.
Ho dunque due rapporti con il tempo: l'uno è un rapporto in qualche modo di immutabilità. L'altro di che natura è? Io lo definisco "identità narrativa", volendo dire con ciò che l'identità di un soggetto, capace di mantenere una promessa, è strutturata come l'identità del personaggio di una storia.La lezione più importante su cui voglio insistere è la dialettica delle due identità: l'identità "idem" e l'identità "ipse". Si potrebbe infatti dire che l'identità narrativa - presente nei grandi racconti o interpretata da noi, decifrata nella vita - oscilla tra i due poli dell'identità sostanziale, immutabile e dell'identità che esiste solo grazie alla volontà di mantenerla, come quando si mantiene una promessa."
Tratto dall'intervista "Descrivere, raccontare, prescrivere" - Parigi, abitazione Ricoeur, venerdì 20 dicembre 1991
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