giovedì 5 luglio 2007

La struttura che connette


“Il modo giusto per cominciare a pensare alla struttura che connette è di pensarla in primo luogo come una danza di parti interagenti.”
Bateson G. “MENTE E NATURA”, Adelphi, pag. 29
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Nell'analisi del rapporto tra emozioni e sentimenti possiamo dire che i sentimenti sono "la struttura che connette le emozioni".
Tuttavia questa formulazione trae in errore perchè il sostantivo "struttura" porta a pensare a "qualcosa" sottostante la specifica dinamica delle emozioni.
Il linguaggio, osservava Bateson, blocca i processi; trasforma inevitabilmente i processi in forme.

"è almeno altrettanto verosimile che la dicotomia tra forma e sostanza sia stata una inconscia deduzione della relazione soggetto-predicato nella struttura del linguaggio primitivo . "
Bateson
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In effetti è proprio una specifica interconessione dinamica delle emozioni che chiamiamo sentimento.
In presenza di una interconnessione che si sviluppa organicamente nel tempo, possiamo parlare di stabilità :
"Le emozioni sedimentano in stabili sentimenti"
Quando l'interconnessione, il gioco delle emozioni, è disturbato, ecco che interviene la metafora del "trasporto".
Si dice : "Era trasportato dalle passioni" ; " Preso da un raptus";
"Condizionato dagli umori" ...
Nei disturbi dell'umore, il termine "umore" che al singolare ha una valenza ben definita ( "Buon umore"; "Cattivo umore" ) si moltiplica, al plurale, con tanti umori che avvolgono in modo oscuro, confuso, indefinito l'esperienza emotiva del soggetto.
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“(mood). Tono affettivo di base; disposizione emotiva generale. Indica uno stato ‘più durevole delle reazioni affettive, seppure modificabile dall’ambiente’ )Bini, L. Bazzi, T.) Lo stato dell’umore in un certo momento è, quindi, il tono affettivo, la disposizione emotiva generale in quel momento. L’umore fondamentale di una persona, inteso come sua caratteristica relativamente costante, è un concetto che alcuni autori chiamano anche temperamento. (M. C., G. Z.)” (Hinsie – Campbell – DIZIONARIO DI PSICHIATRIA)“Tonalità di base dell’Affettività. Questa definizione si riferisce all’umore di fondo… con tratti di durevolezza e relativa indipendenza… dagli stimoli esterni.” (Galimbertii – Dizionario di Psicologia della UTET)"
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L'empatia, allora, deve far riferimento non alla capacità di cogliere le variegate emozioni dell'altro (questa capacità lasciamola ai "creativi della pubblicità"), ma alla struttura che connette: al senti-mento che indica un senso.
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"L’EMPATIA .. non è solo comprensione o risonanza emotiva ma percezione fisica, esistenziale, corporea, unica e irripetibile dell'altro non a livello del significato ( singoli episodi, singole scene e circoscritte) ma del senso ( stato affettivo globale, orizzonte complessivo verso cui si va) vivente, corporeo."
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"Bisognerebbe qui imparare dai poeti che il tono che appartiene alla materia della voce è portato dalla parola fino al punto di lasciar trasparire le incrinature dei moti dell’anima indipendentemente che si tratti più di odio o di amore, di speranza o di malinconia, di rassegnazione o di vendetta
. Si tratta di curare l’humus di fondo che si estende, che allarga il campo emotivo in modo tale da rallentarne il ritiro perché riesce a permeare sufficientemente gli elementi circostanti, estendendo il proprio effetto di fluidità nei dintorni, come la pioggia che impregna e non trascina via.
.Il fondo abissale non è un ingrediente accessorio, è ciò dalla cui tonalità dipende quanto vi appare, anche se ciò che si mostra viene in primo piano ed in parte ci acceca. Il tempo e lo spazio possiedono di volta in volta una tonalità propria che determina il tono e la temperie di tutti i nostri incontri, lo stile della comunicazione con gli esseri e le cose. Lo spazio della presenza si articola secondo tensioni ( vicino-lontano, davanti- dietro, etc.) che non si producono tra poli precedentemente dati. Al contrario li fondano. Sono tensori dell’esserci che costituiscono altrettanti modi di dischiudere un orizzonte di presenza sotto il quale e solo sotto il quale, qualcosa può essere incontrato."
A. Correale : Il Paziente Borderline
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Non è poi così strano, dunque, che , nella ricerca della differenza tra emozioni e sentimenti, risulti infine più significativa la canzone di Lucio Battisti "Emozioni", che non le tante distinzioni di studiosi portate su un piano unicamente logico-verbale.
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Sul rapporto musica emozioni e sentimenti
molto interessante questi passi tratti
da una pagina del sito Intilabor
titolata : musica e linguaggio :
"Come ha scritto Claude Lévi–Strauss, “fra tutti i linguaggi, solo la musica riunisce i caratteri contraddittori d’essere a un tempo intelligibile e intraducibile (…) il suo privilegio consiste nel saper dire quello che non può esser detto in nessun altro modo”.
Occorre pertanto riconoscere alla musica una funzione di testimonianza: quella di una voce che in sé stessa addita l’infinita, l’indicibile ricchezza di ciò che non è stato ancora colonizzato dal logos.
Quando le parole non bastano più, sono i suoni a parlare”, scrive Grillparzer, intento a rivendicare la dignità autonoma della musica sul linguaggio discorsivo della ragione; si tratterebbe invece di “melodia e armonia ordinate mediante il ritmo e un certo tempo e organizzate dal compositore in suoni” secondo E. Ansermet.
Egli sostiene infatti che “i suoni non significano di per sé nulla; al di là dell’evento musicale, essi vengono impiegati come segnali, richiami, come fenomeni, cioè, privi di autonomo significato”. Ed anche Kurth scrive: “il suono in sé non è niente di musicale: solo la sua assunzione a livello psichico lo rende tale”.
La musica pertanto, analogamente al linguaggio, che è costituito da strutture verbali messe in luce dall’oratore o dallo scrittore attraverso la parola parlata o scritta, è “immagine” – sempre secondo Ansermet – comunicata unicamente attraverso l’esecuzione che permette di legare, modellare e accentuare i suoni in un determinato modo.
Attraverso le note sono rivelati dei percorsi, dei movimenti che determinano un certo spazio temporale nel quale siamo trasportati a esistere come in un tempo immaginato.
Per comprendere veramente cosa sia una melodia – prosegue Ansermet – è necessario intenderla come un “cammino”, come una traiettoria che ha per punto di riferimento la dominante; la musica infatti è moto emozionale, attività trascendente, perché chiunque l’affronti (il compositore, l’interprete che dà vita alle intenzione dell’autore o l’ascoltatore che rivive l’emozione che diede origine all’opera d’arte) si tratta sempre di lasciare trasparire dai meri suoni l’oggetto immaginario che trascende la musica stessa ma ne è, contemporaneamente, contenuto e di afferrare l’oggetto “affettivo” al di là della contingenza dei suoni.
In una sola parola, la musica è Erleibnis, ovvero “esperienza vissuta”, cioè esperienza compiuta dall’uomo prima che egli si soffermi a riflettervi; quest’ultima fase avviene solo quando il fenomeno musicale si è già svolto.
Si può affermare che questa esperienza si definisce nel momento in cui melodia, armonia, ritmo e forma si presentano alla coscienza dell’ascoltatore in una simultaneità e successioni di suoni; è in questo modo che può avvenire la comunicazione tra autore e ascoltatore, tra colui che, dettato dal sentimento, fissa l’evento musicale nei suoni e colui che deve riprodurlo mediante la propria sensibilità.In fase di ascolto infatti – precisa Ansermet – è l’attività di sentimento che spiega il percorso tonale, nonostante si creda che sia quest’ultimo a produrre in lui un “sentimento vissuto”."
Angela Longo Giosuè Panio : LA MUSICA È UN LINGUAGGIO ?

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