di ENRICO FINZI
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"è ora di rovesciare l'immagine sociale di quest'età della vita: sulla base di ricerche empiriche condotte tramite l'analisi fattoriale e la 'cluster analysis' si possono definire alcune tipologie.
1) I disperati poveri sono il 7% degli ultra64enni (4% sino ai 76 anni e 11% poi) e costituiscono il tipo connotato da una tragica mescolanza di miseria materiale, solitudine ed a volte puro abbandono, elevata morbilità, bassa speranza di vita, totale marginalità sociale. Sono prevalenti gli uomini, i residenti nelle metropoli e al sud.
2) Gli austeri marginali ammontano al 19% del totale (16% sino ai 76 anni e 23% dopo tale soglia d'età); sono per lo più donne (spesso vedove) e residenti nel centro-nord, nei comuni al di sotto dei 250mila abitanti. Non sono poveri ma hanno risparmi infimi, redditi (in genere da pensione) medio-bassi, bassi consumi, accesso alle informazioni e interesse per il mondo assai limitati, forte peso della religiosità e della cultura tradizionali, assenza d'ogni "leisure orientation", cerchia assai ristretta - ma non inesistente - di relazioni interpersonali.
3) I ritirati sereni sono la maggioranza relativa col loro 35% (29% nella fascia d'età più bassa e 44% nella più alta); ancora una volta donne (con meno vedove del 'tipo' precedente), per lo più residenti nel nord-est, in tutta la fascia adriatica oltre che in Umbria e Toscana, in genere nei comuni con meno di 100mila abitanti. Tipicamente di classe socio-economica non estrema (dalla medio-bassa alla medio-alta), i "ritirati sereni" non lavorano più o comunque hanno diminuito i loro impegni, conducono un'esistenza lenta e gratificante (favorita da aspettative modeste all'altezza delle loro risorse materiali) con qualche momento di maggior intensità (la vacanza, le feste, una responsabilità non ordinaria), sono al centro di un mondo che dà loro gratificazioni anzitutto affettive (la famiglia, gli amici, la comunità locale), godono - con qualche problema crescente con l'età - la terza e la quarta età come piacevole rallentamento, vissuto non come perdita ma come arricchimento (favorito anche dalla condizione di nonni, qui massimamente presente).
4) I tardo-adulti attivi costituiscono il 28% del campione (37% tra chi ha meno di 77 anni e 15% oltre tale limite d'età). Sono uomini e donne in eguale misura, residenti al nord e nei comuni dai 30mila abitanti in su, di classe media e superiore; costoro continuano a comportarsi a tutti gli effetti come adulti - solo un po' invecchiati dopo i 72-75 anni - mantenendo un elevato livello di attività (professionale specie tra gli imprenditori, i professionisti, i lavoratori autonomi ma anche, tra le donne, un buon livello di attività domestica); l'impegno non è denegatorio dell'invecchiamento ma conseguenza della mera prosecuzione degli impegni assunti e mantenuti (frutto per lo più di una scelta soddisfatta). Il livello di salute e di autonomia personale è il più elevato dei tipi presi in considerazione: consumi e risparmi (anche di tipo moderno) sono significativi, con un uso avanzato e non senile del tempo libero (goduto da soli o più spesso in coppia e con pochi amici e/o familiari); una minoranza si dedica intensamente ad attività sociali, politiche, sindacali, connesse al volontariato.
5) I benestanti giovanilisti, pari all'8% (11% sino a 76 anni e 4% poi), appaiono caratterizzati da un reddito medioalto o alto, consumi e risparmi di tipo avanzato, buon livello di informazioni (ma non sempre scolarità e cultura), mobilità, utilizzo delle tecnologie, "leisure orientation" ecc. e al contempo dal rigetto dell'invecchiamento, della decadenza, della morte. Totalmente secolarizzati, privi d'ogni sensibilità sociale, fortemente individualisti, costoro sono la massima espressione della denegazione (in fondo ansiosa ed ansiogena) del superamento della lunga età adulta, che, diversamente dal tipo precedente, essi vogliono ossessivamente prolungare all'infinito. Prevalgono di conseguenza i comportamenti legati alla gioventù ed all'appeal fisico e sessuale (sono notevoli gli investimenti in diete, palestre, massaggi, istituti di bellezza, dermocosmetici, chirurgia estetica, abbigliamento ecc. come anche le spese ricreative e destinate a viaggi e vacanze.
6) I benestanti infelici sono ad un tempo il tipo meno rappresentato (3%) e l'unico omogeneamente presente nelle due fasce d'età, sono infatti equamente distribuiti nelle diverse aree e nei due sessi; percepiscono redditi elevati, sono detentori di patrimoni medio-grandi e grandi, sono poco o non più attivi - dunque connotati da un rilevante benessere materiale - ma anche soli (e spesso abbandonati), privi di affetti non formali, di vere amicizie, poveri d'interessi personali e di attività capaci di dar senso all'esistenza.
Nell'insieme, per la maggioranza degli ultrasessantaquattrenni questa è davvero la "grande età": sono sempre più numerose le persone che si dedicano ad una 'attività giusta' (quella desiderata: 63%), di serenità o felicità e comunque di senso (71%), di autonomia personale (84%), di discreto o buon livello di consumi (74%; per oltre la metà - il 39% - moderni)."
Il dr. Enrico Finzi è sociologo e presidente di Astra/Demoskopea
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