"C'è un momento nel corso della vita, in cui si sente il bisogno di raccontarsi, in modo diverso dal solito. Capita a tutti, prima o poi. Alle donne e agli uomini, e accade ormai, puntualmente, da centinaia di anni soprattutto nelle culture occidentali. Da quando, forse, la scrittura si è assunta il compito di raccontare in prima persona quanto si è vissuto e di resistere all'oblio della memoria. E' una sensazione, più ancora che un progetto non da tutti realizzato e portato a termine; quasi un messaggio che ci raggiunge all'improvviso, sottile e poetico, ma nondimeno capace di assumere forme ben presto più narrative. Quasi un'urgenza o un emergenza, un dovere o un diritto: a seconda dei casi e delle circostanze.Tale bisogno, i cui contorni sfumano, e che tale può restare per il resto dell'esistenza come una presenza incompiuta, ricorsiva, insistente, è ciò che prende il nome di pensiero autobiografico".
DUCCIO DEMETRIO. Raccontarsi. L'autobiografia come cura di sé. Raffaello Cortina Editore, 1995, pag. 9.
Dalla rubrica RACCONTARE/RACCONTARSI del Centro di Psicologia Umanistica Script
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